12 marzo 2011

Chi siamo noi.

Codesto solo oggi possiam dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
(E. Montale, Non chiederci la parola).

Chi siamo noi. Cosa facciamo.
Siamo cittadini. Non siamo altro. Non sono tra quelli che detestano il termine politica; per me politica deriva da polis, e non significa altro che L'Arte di governare la società. Purtroppo quelli che dovrebbero essere artisti spesso non sono altro che imbrattacarte, e col loro nome vanno chiamati.
Ieri sulla stampa è comparsa la dichiarazione di una persona che ha detto "Il Movimento 5 Stelle per Viadana non ha un programma completo" - intendendo: come il nostro.
Certo: noi il programma ce lo costruiamo giorno per giorno, via mail, passandoci i mattoni via mail, smussando e limando via mail. Perché siamo cittadini, e quindi stiamo abituando i nostri occhi a non accettare più ciò che c'è di brutto ma a indicarlo e dire "Da ora, mai più".
Poi lo portiamo in riunione (aperta) al mercoledì, questo programma, e ne discutiamo con una birra davanti; poi lo portiamo all'aperto al venerdì, al mercato, scontrandoci a volte con indifferenza e sconcerto da parte di chi non è abituato a pensare che res publica significa cosa pubblica - e quindi nostra.
I punti del nostro programma ci sono e sono cinque - cinque come le stelle.
Famiglia, cultura, ambiente, lavoro e trasparenza.
Famiglia per chi ce l'ha e per chi non ha la possibilità di averla. Se una donna decide di sposarsi, subito al lavoro le chiedono se avrà la malaugurata intenzione di far figli; se un ragazzo cerca una compagna a Viadana non sa dove andarla a trovare, perché i posti di ritrovo mancano. Anche questo è famiglia.
Cultura, perché Viadana è un paese morto. Non ci sono iniziative pubbliche continue e sensate, e quelle private vengono ridotte e tarpate come le ali di un uccellino prima che provi a volare.
Ambiente, perché dopo che abbiamo votato il nostro no al nucleare sono tornati a imporcelo. E ci stiamo rassegnando a un Po che pare una lingua larga di acque morenti, e al puzzo di sostanze non riconosciute, e a un numero di tumori non certificato (non esiste un registro tumori nel mantovano!). Tumori che decimano imperterriti le nostre famiglie.
Lavoro perché stiamo attraversando una profonda crisi e gli strumenti adottati non bastano. Il lavoro bisogna garantirlo ai giovani e a chi esce dal mercato e non può trovare più un'occupazione: un licenziato di 50 anni - anche solo perché la sua azienda chiude - non può sperare ragionevolmente in una nuova collocazione di pari dignità. E le donne, anche qui, pagano uno scotto improponibile.
Trasparenza perché non sappiamo quello che fanno. Imbrattacarte che si dicono artisti con due, tre sedie o con l'idea che per governare basti trovare il consenso - magari con campagne elettorali che iniziano sei mesi prima e foraggiate da partiti onerosi per il Paese. Abbiamo il diritto di sapere quel che fanno, quel che spendono, perché hanno speso così e non in altro modo, cos'hanno in mente; ne abbiamo il diritto perché diamo loro un mandato (quello di occuparsi dei nostri interessi), non una cessione (dei nostri interessi). Ne devono rispondere, e non solo in cabina elettorale.
Chi siamo? Cittadini. Cosa facciamo? Chiediamo quello che ci spetta. La bellezza, essenzialmente; la bellezza di sapere che il bene comune è curato e che questo ci sarà d'aiuto e non di inciampo.

Nessun commento: