Il diavolo veste Grillo (Marco Travaglio).
Ve l’immaginate un fuorionda di un consigliere regionale del Pdl o del Pd su B. o D’Alema che spadroneggiano nei rispettivi partiti? Non lo trasmetterebbe nessuno, per mancanza di “notizia”. Invece il fuorionda-findus del consigliere di 5 Stelle Giovanni Favia, scongelato da Piazzapulita dopo tre mesi di freezer, è la notizia del giorno. Eppure è stranoto che il Movimento fondato cinque anni fa da Grillo e Casaleggio discute da quand’è nato dei suoi problemi di democrazia interna, mentre i partiti che truccano i congressi e le primarie (quando li fanno) e inventano le tessere. Ne avevamo parlato nel nostro colloquio con Grillo, ricevendone risposte tutt’altro che scontate. E il fatto che la discussione si scaldi vieppiù con l’avvicinarsi del voto è un sintomo di salute e vitalità per M5S, pur affetto dalle tipiche malattie della crescita.
Dov’è dunque la notizia nel “caso Favia”? Non tanto nelle sue parole, quanto nel fatto che le abbia pronunciate lui, il consigliere “grillino” più votato, uno dei più brillanti, e nelle reazioni che han suscitato, a riprova del fatto che toccano uno dei nervi scoperti di 5 Stelle (l’altro è l’allergia dei leader-guru alle domande). Le parole di Favia non contengono “notizie”, fatti: sono un lungo sfogo, legittimamente “rubato” da un cronista al bar, contro uno dei due fondatori. Amareggiato per la rottura fra Grillo e il vecchio amico Tavolazzi, che sognava di fare di 5 Stelle qualcosa di simile a un partito, Favia definisce Casaleggio “mente freddissima molto acculturata, molto intelligente, che di organizzazione, dinamiche umane e politica se ne intende” e ha gettato le basi di un movimento che “un istintivo come Grillo non sarebbe mai stato in grado di pianificare”. Sarebbero dei complimenti, se non fossero seguiti da “spietato e vendicativo”, “sistema padronale”, “controlla tutto dall’alto”. Come? Addirittura “telefonando o facendo telefonare da Grillo”. Poi una previsione, indimostrabile come tutti gli oracoli: “Vedremo chi Casaleggio manda in Parlamento, non credo alle votazioni online, lui manda chi vuole”. Siccome finora le liste di 5 Stelle sono state decise dai Meet-up locali con consultazioni online, comprese quelle che hanno portato due volte all’elezione di Favia, che cosa dobbiamo pensare: che erano truccate anche quelle o lo saranno solo quelle per il Parlamento? E come farà una sola persona, per quanto diabolica, a taroccare il verdetto di centinaia di migliaia di cittadini? E, se le cose vanno così, che ci sta a fare Favia da cinque anni in quella camera a gas? Se non ti piace il tuo club, esci. O combatti da dentro per cambiare le cose: ma a viso aperto, non bisbigliando. Favia spera che Casaleggio “si levi dai coglioni”: auspicio legittimo, ma velleitario vista la simbiosi che unisce Grillo e Casaleggio (si sentono più volte al giorno per ogni mossa, strategia, iniziativa, post sul blog, perché la pensano allo stesso modo). Poi aggiunge che Casaleggio avrebbe suoi “infiltrati tra gli eletti, quindi dobbiamo stare molto attenti quando parliamo” (infatti…). Chi sono gli infiltrati? In che modo sono stati “infiltrati”, visto che il sistema elettorale delle amministrative si fonda sulle preferenze? Casaleggio, sul blog, ha smentito tutto con poche righe, secche e gelide come il suo carattere. Da oggi chi vuole, se ha le prove, può smentirlo. Ma soprattutto Grillo e Casaleggio possono smentire i loro detrattori. Per l’eterogenesi dei fini, il caso Favia che qualcuno già usa per dimostrare che M5S è come e peggio dei partiti, può diventare un’opportunità. In mancanza di ladri, mafiosi, mignotte e vecchie muffe, Grillo&C. dovranno superare un pubblico esame proprio sul tallone d’Achille della democrazia interna. Se riusciranno a inventare un sistema di selezione dei candidati davvero trasparente, avranno vinto. Se no, gli sconfitti non saranno loro, ma tutti gli italiani che magari non li votano, ma neppure si rassegnano a questa fogna chiamata politica.
Dov’è dunque la notizia nel “caso Favia”? Non tanto nelle sue parole, quanto nel fatto che le abbia pronunciate lui, il consigliere “grillino” più votato, uno dei più brillanti, e nelle reazioni che han suscitato, a riprova del fatto che toccano uno dei nervi scoperti di 5 Stelle (l’altro è l’allergia dei leader-guru alle domande). Le parole di Favia non contengono “notizie”, fatti: sono un lungo sfogo, legittimamente “rubato” da un cronista al bar, contro uno dei due fondatori. Amareggiato per la rottura fra Grillo e il vecchio amico Tavolazzi, che sognava di fare di 5 Stelle qualcosa di simile a un partito, Favia definisce Casaleggio “mente freddissima molto acculturata, molto intelligente, che di organizzazione, dinamiche umane e politica se ne intende” e ha gettato le basi di un movimento che “un istintivo come Grillo non sarebbe mai stato in grado di pianificare”. Sarebbero dei complimenti, se non fossero seguiti da “spietato e vendicativo”, “sistema padronale”, “controlla tutto dall’alto”. Come? Addirittura “telefonando o facendo telefonare da Grillo”. Poi una previsione, indimostrabile come tutti gli oracoli: “Vedremo chi Casaleggio manda in Parlamento, non credo alle votazioni online, lui manda chi vuole”. Siccome finora le liste di 5 Stelle sono state decise dai Meet-up locali con consultazioni online, comprese quelle che hanno portato due volte all’elezione di Favia, che cosa dobbiamo pensare: che erano truccate anche quelle o lo saranno solo quelle per il Parlamento? E come farà una sola persona, per quanto diabolica, a taroccare il verdetto di centinaia di migliaia di cittadini? E, se le cose vanno così, che ci sta a fare Favia da cinque anni in quella camera a gas? Se non ti piace il tuo club, esci. O combatti da dentro per cambiare le cose: ma a viso aperto, non bisbigliando. Favia spera che Casaleggio “si levi dai coglioni”: auspicio legittimo, ma velleitario vista la simbiosi che unisce Grillo e Casaleggio (si sentono più volte al giorno per ogni mossa, strategia, iniziativa, post sul blog, perché la pensano allo stesso modo). Poi aggiunge che Casaleggio avrebbe suoi “infiltrati tra gli eletti, quindi dobbiamo stare molto attenti quando parliamo” (infatti…). Chi sono gli infiltrati? In che modo sono stati “infiltrati”, visto che il sistema elettorale delle amministrative si fonda sulle preferenze? Casaleggio, sul blog, ha smentito tutto con poche righe, secche e gelide come il suo carattere. Da oggi chi vuole, se ha le prove, può smentirlo. Ma soprattutto Grillo e Casaleggio possono smentire i loro detrattori. Per l’eterogenesi dei fini, il caso Favia che qualcuno già usa per dimostrare che M5S è come e peggio dei partiti, può diventare un’opportunità. In mancanza di ladri, mafiosi, mignotte e vecchie muffe, Grillo&C. dovranno superare un pubblico esame proprio sul tallone d’Achille della democrazia interna. Se riusciranno a inventare un sistema di selezione dei candidati davvero trasparente, avranno vinto. Se no, gli sconfitti non saranno loro, ma tutti gli italiani che magari non li votano, ma neppure si rassegnano a questa fogna chiamata politica.
Da Il Fatto Quotidiano del 08/09/2012.
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